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Mutamenti climatici: la rivolta di Gaia?

 

Carlo Gambescia, nel suo blog, ha mirabilmente centrato il significato di questo libro: di là dal voler essere profeta di sventura, è un avvertimento per quello che ci potrebbe accadere, se non rimedieremo prontamente ai troppi guai che stiamo creando al pianeta, sul fronte dell'energia e dell'inquinamento. Troverei con difficoltà migliori parole per spiegare il testo.

 

Mercoledì, 11 luglio  2007

Il libro della settimana: Carlo Bertani, Mutamenti climatici. La rivolta di Gaia?, Arianna Editrice 2007, pp. 156, Euro 11,90.

Carlo Bertani è insegnante, scrittore e valente blogger. Ha un suo sito (http://www.carlobertani.it/), ma potete leggerlo, tra gli altri, anche su http://www.comedonchisciotte.org/ e http://www.ariannaeditrice.it/ ). Da anni si occupa di tematiche scomode come il terrorismo, il militarismo, i problemi ambientali ed energetici, pubblicando sempre libri interessanti e documentati.

Oggi ci occupiamo della sua ultima fatica: Mutamenti climatici. La rivolta di Gaia?, Arianna Editrice 2007, pp. 156, euro 11,90 (arianed@tin.it ). Si tratta di un libro bello e curioso. Perché, in pratica ne contiene due. E spieghiamo perché.

Un primo libro (o prima parte), in terza persona e in forma di racconto, è dedicato agli aspetti “tecnici”della questione climatica. Dove Bertani demolisce dottamente quell’insieme di menzogne e luoghi comuni mediatici, messi in circolazione dai poteri forti mondiali, per difendere lo status quo. Secondo questa versione posticcia, la Terra godrebbe di ottima salute, eccetera, eccetera.

Di qui, però, come nota l’autore, quella “lunga sequela di corruzioni e di noncuranze, di sottovalutazioni e scetticismi che si rivelò fatale” (p. 33). Si faccia attenzione all’uso passato remoto. Bertani ha scritto un libro, che parla al lettore, come se la dissoluzione e caduta di un Occidente, avido di energia, fosse già avvenuta. In certo senso ci parla dal futuro. E ci ammonisce.

Il secondo libro (o seconda parte), è invece più “letterario”, ma non meno avvincente, perché descrive la vita "sociale" nel mondo dopo la catastrofe. Ed è rappresentato dal “diario” (che va dall'aprile del 2018 al novembre del 2023) di uomo, non più giovane, che riorganizza la sua esistenza con pochi altri superstiti al "the day after ". Causato da un inverno freddissimo (esito di mutamenti climatici indotti da un’economia rapace e autolesionista), e dal conseguente sovraccarico di consumi, che provoca il crollo delle reti di rifornimento energetico. E' la fine della civiltà.

L’autore del “diario”, perciò, vive in una società, ritornata tecnologicamente al medioevo, ma dove i legami della solidarietà sono ancora forti e vincenti. Insomma, Bertani tra Hobbes e Aristotele sceglie quest’ultimo. Tuttavia l’ “istinto di socialità” potrebbe non bastare… “A volte - scrive il “sopravvissuto” - ci sentiamo come monaci benedettini, che trascrissero il sapere del mondo antico dopo la caduta del grande Impero romano: consegniamo ai posteri quello che riusciamo a raccogliere, a catalogare, a insegnare ai giovani, ma non creiamo nulla. Anche la percezione della nostra vita è cambiata: nella vecchia società sarei stato un giovane pensionato, con la possibilità di vivere - protetto e sicuro – ancora per molti anni: oggi sono ormai un vecchio, che riesce a fatica a tenere il passo con le necessità di tutti, con il lavoro che ci attende ogni giorno per sopravvivere (…) . A voler vedere il bicchiere mezzo pieno potrei affermare che sono stato fortunato: sono sopravvissuto al crollo - ed è stata un gran combinazione di eventi fortuiti e propizi - e ho avuto la possibilità di osservare la fine di un mondo e l’aurora di uno nuovo, cosa riservata a pochi essere umani, nel volgere delle epoche storiche. A volerlo vedere mezzo vuoto, penso a una generazione di ragazzi cresciuti dapprima con il massimo della protezione sociale che una civiltà sia mai riuscita a fornire e precipitati poi, nel volgere di un solo inverno, in un abisso di millenni. Cosa faranno quando la nostra generazione - l’ultima che ha usufruito di un sapere organico e diffuso - se ne sarà andata?” (pp. 150-151).

Non è un appello da sottovalutare. Certo, la situazione ambientale è già in parte compromessa. Ma, se l’uomo volesse, potrebbe ancora fare qualcosa. E sotto questo aspetto, leggere e diffondere il libro di Bertani, può essere un primo passo, piccolo, ma importante.

Carlo Gambescia

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__mutamenti_climatici.php?id_wish=10678