L'impero colpisce ancora

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Introduzione

Tutti siamo stati colti di sorpresa dagli eventi dell11 settembre: chi sul lavoro chi al supermercato abbiamo avvertito, quasi si trattasse di un messaggio che arrivava ad ogni singola cellula di tutti gli esseri umani, che era appena successo un avvenimento straordinario, e che da quel momento in poi il futuro sarebbe stato condizionato da quello schianto contro le torri.

Da quegli avvenimenti in poi siamo stati bombardati d’informazioni: i media hanno tentato di spiegare da mille punti di vista diversi la tragedia, sono stati stampati decine di libri e fiumi di parole hanno attraversato le nostre orecchie.

Forse è giunto il momento, dopo aver sedimentato gli avvenimenti trascorsi, di tirare le somme su quanto è avvenuto, giacché nuovi e veloci sviluppi della strategia internazionale c’impongono di prestare attenzione a nuovi scenari.

Anche i bambini hanno ormai compreso che il fulcro della strategia internazionale ruota intorno al Medio Oriente anche se molti fattori, economici e finanziari, che condizioneranno le scelte di grandi, medie e piccole potenze si nascondono nelle pieghe dei mercati finanziari ed azionari del pianeta.

Era dunque doveroso tratteggiare, parallelamente, la situazione economica, politica e militare di questo pianeta assurdo, dove si crea ricchezza in quantità mai viste in passato e, contemporaneamente, si tollerano carestie e stermini di massa come mai avvenne in passato.

Doverosamente, per annodare i fili dell’oggi, l’analisi parte da quell’11 settembre 2001 ma se ne distanzia presto: molte cose sono state taciute, sottese, molti avvenimenti fuorviati e travisati, ed ora le scelte dell’oggi, guerre, ritorsioni e crisi economiche rischiano di non poter essere inquadrate nella giusta luce.

La strada che parte da “Ground zero”, a New York, e conduce al deserto iracheno passando per le pietraie afgane può apparire un percorso stravagante, dettato da considerazioni di pura e semplice vendetta o da interessi personali d’alcuni personaggi, più che da una strategia che si prefigge di raggiungere degli obiettivi.

In realtà, tutto il grande “gioco” al quale stiamo assistendo poggia su solide basi, ed anche se la famiglia Bush ha enormi interessi finanziari (petrolio) nell’area medio-orientale, è la coincidenza di questi interessi con altri ben più vasti a condurre al rischio di una guerra che, partendo da quelle tormentate aree, potrebbe estendersi a macchia d’olio.

Il decennio che ha seguito la fine dell’URSS ha portato allo scoperto vecchi nodi mai risolti e nuove mire espansionistiche che prima non era possibile perseguire per la divisione del mondo in blocchi: gli attentati dell’11 settembre hanno dato il via a quella che potremmo definire la “fase operativa” della nuova strategia internazionale.

Oggi, protetti da paraventi che si chiamano G7 o G8, NATO, WTO ed altre sigle che indicano soltanto un balletto di fragili alleanze, gli USA, l’UE, la Cina ma anche la Russia, e poi l’India e molti altri paesi cercano le migliori posizioni di partenza per la gara che porterà, inevitabilmente, a nuovi equilibri.

Chi crede ai frequenti proclami di pace, alle molte “solide alleanze”, ai “patti storici” che si susseguono da un telegiornale all’altro dovrebbe spegnere per un attimo le fonti d’informazione ed andare a rileggere qualche testo di storia: nel 1938, a Monaco di Baviera, i potenti della terra si affratellavano, acclamando l’intenzione di seguire sempre un sentiero di solida e duratura pace.

L’economia internazionale, dopo aver decretato la fine di un capitalismo di stato truccato da comunismo, ora sta delineando l’ascesa di un comunismo che adotta in realtà le più raffinate forme dell’economia di mercato: la Cina è l’unico paese al mondo ad avere indicatori economici sicuramente propulsivi.

Le scelte iper-liberiste delle economie floride del pianeta, USA in testa, stanno mostrando tutta la loro miopia a gestire processi complessi come quelli che avvolgono un mondo multipolare: il sostanziale fallimento della cosiddetta “globalizzazione” non è da ricercare nel contrasto ideologico ma nei fatti, Argentina in testa.

Il declino dell’Impero Britannico ha condotto il mondo a due terrificanti guerre mondiali; la seconda metà del ‘900 è trascorsa nell’illusione che l’equilibrio del terrore nucleare potesse “congelare” ogni mutamento: ora, con la prima potenza mondiale in visibile declino, cosa possiamo aspettarci?

Nessuno ha in mano la sfera di cristallo, tanto meno chi scrive libri: il futuro non è argomento sul quale si può giocherellare come in una partita a dadi, però attrezzarsi per comprendere gli sviluppi futuri è la migliore assicurazione che possiamo stipulare con noi stessi.

Vorrei disilludere chi si attende da questo libro roboanti verità: non è mia intenzione condurre il lettore a conclusioni ferree attraverso chissà quali rivelazioni, bensì fornirgli un manuale che gli consenta d’interpretare meglio gli eventi che ci attendono.

Dopo tanti profeti di sventure o paradisi dorati è opportuno, leggendo queste pagine, rispolverare l’antica pratica della lettura critica, soppesando attentamente gli episodi, le ipotesi, i dati qui esposti e confrontare il tutto con lo svolgersi degli eventi: ritengo sia il miglior servizio che un autore può fornire ai lettori.

http://www.malatempora.com/impero.htm